venerdì 3 agosto 2012

Ventotene: meta di esilio un tempo, meta turistica oggi.


Ventotene è una piccola isola appartenente all’arcipelago delle Isole Ponziane, nel mar Tirreno, in provincia di Latina. Con poco più di 740 abitanti e una superficie di 1,54 km2  è il comune più piccolo del centro Italia.
Denominata Pandoteira dai greci, l’isola diventa successivamente colonia romana ed era il luogo prescelto dove confinare a vario titolo membri della famiglia imperiale. Hanno conosciuto il confinamento in quest’isola, tra gli altri, Agrippina Maggiora, Flavia Domitilla e la figlia unica di Augusto, Giulia.
In epoche più recenti conobbero il confinamento sull’isola personalità come l’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini, Giuseppe Romita, Altiero Spinelli e tante altre personalità politiche. L’isola infatti è nota anche per il Manifesto di Ventotene, con cui alcuni intellettuali italiani chiedevano nel 1941 l’Unione dei paesi europei.
L’isola è dotata di due porti, uno di epoca romana, successivamente rimodernato, usato prevalentemente dai piccoli pescherecci e da imbarcazioni private di ridotte dimensioni; un porto più moderno, di recente costruzione, è utilizzato invece come scalo commerciale e passeggeri e può ospitare anche grandi imbarcazioni.
Da vedere assolutamente a ventotene sono i resti della grande villa di epoca romana, detta Villa Giulia dal nome della prima esiliata, la figlia di Augusto per l'appunto, che presenta cortili, stanze e giardini di grande bellezza. Inoltre, sono ancora presenti resti dell’acquedotto e delle peschiera romana scavata nella roccia e da non perdere assolutamente è anche la necropoli di Calabattaglia.
A circa un miglio marino da Ventotene si trova l’Isola di Santo Stefano, su cui fu costruito nel 1700 un imponente penitenziario per volere del Re di Napoli Ferdinando IV, utilizzato dino al 1965. Attualmente l’isola è disabitata ed è meta di escursioni e visite guidate.

giovedì 31 maggio 2012

Camigliatello silano: per vacanze tutto l’anno!

Lago Cecita - Fonte: paesionline.it
Chi pensa alle vacanze in Calabria le associa quasi automaticamente all’estate e al mare. Sbagliando! La Calabria riserva sorprese (e posti) che vanno scoperti a poco a poco. Come Camigliatello Silano, nel cuore della Sila Grande, in provincia di Cosenza.
Camigliatello Silano è una località turistica molto nota della zona, che viene scelta come meta soprattutto perché, sia in estate che in inverno, permette tantissime attività: dalle escursioni nei boschi a piedi a quelle in bici, dalle passeggiate a cavallo a quelle sulle rive del lago Cecita, dove si può anche pescare, e poi ancora escursioni in quad, tutti gli sport legati alla neve e tanto, tanto altro.
Senza sottovalutare un altro aspetto importante: la cucina, che da queste parti si caratterizza per gli antipasti a base di salumi qui prodotti, per i primi piatti a base di funghi porcini della Sila e secondi piatti a base di carne proveniente dai pascoli della zona.
E il tutto ad appena mezz’ora di auto dalla città di Cosenza e dal mare. Cos’altro si può desiderare per le proprie vacanze? ;-)

lunedì 7 maggio 2012

Sperlonga e il suo borgo marinaro


Fonte: sperlonga3000.it 
Sperlonga è un piccolo comune della provincia di Latina, il suo nome deriva dalle sue grotte naturali, chiamate nelle epoche passate “speluncae”, appunto.
Posto a metà strada tra Roma e Napoli, Sperlonga è un piccolo borgo marinaio di grande interesse turistico. Le prime tracce di frequentazione del territorio risalgono al paleolitico. Le sue “spelonche” naturali hanno attratto l’interesse di molti nobili che, in età romana, costruivano qui le loro ville lussuose.
Da sempre meta di scorribande e incursioni dei pirati, nonostante la costruzione di una serie di torri di avvistamento e di bastioni, Sperlonga fu distrutta prima da pirati saraceni, nel 1534, poi dai  Turchi nel 1622. Con la sua ricostruzione nel XVIII secolo le venne data la forma attuale “a testuggine”, arroccato in cima a uno sperone roccioso, e vennero costruiti chiese e palazzi signorili, con gli intonaci bianchi di calce, e scalette e viuzze che si intrecciano tra loro in mille vicoli che arrivano fino al mare.
Da visitare sicuramente l'antichissima chiesa di S. Maria di Spelonca, costruita nei primi anni del XII secolo, e il Palazzo Sabella. Ma è tutta la struttura del paese che merita una visita, con i suoi panorami e la sua particolare struttura, molto simile ad una città araba o greca. E non dimenticate di assaggiare qualche prelibatezza della cucina locale, come i bambolotti con il ragù di seppie...buonissimi!

mercoledì 18 aprile 2012

Le meraviglie di Portofino

Portofino (Fonte: Wikipedia)
Una località che sicuramente non ha bisogno di presentazioni, in Italia o all’estero, è Portofino, il piccolo borgo marinaro situato nel Golfo del Tigullio, in Liguria.
 Quello che non tutti sanno forse è l’origine del suo nome:  secondo Plinio il Vecchio infatti il borgo di Portofino fu fondato durante l’impero romano con il nome di Portus Delphini, nome dovuto forse al gran numero di delfini presenti nel golfo.
Il golfo naturale in cui si trova Portofino regala dei panorami mozzafiato ai tantissimi turisti che ogni anno visitano queste terre; tra gli edifici da vedere sicuramente merita una visita la chiesa di San Giorgio risalente al XII secolo, il Castello Brown, fortezza utilizzata in passato per la difesa militare della zona e attualmente location per eventi e manifestazioni.
Portofino è anche parte, insieme ad altri sei comuni liguri e alla Riserva marina di zona, del Parco naturale regionale di Portofino. I suoi fondali marini, in particolare, presentano un habitat di grande interesse per gli esperti di fauna e flora marina.
Spesso utilizzato come scenario per film e soap opera, Portofino è sede anche di numerosi eventi nazionali ed internazionali ed ospita ogni anno, nel mese di novembre, la Trail di Portofino, una gara di trail running che si svolge all’interno del parco naturale in un percorso di 23 chilometri.
Se il 23 aprile vi trovate da quelle parti, non perdete l’occasione di assistere ai festeggiamenti per San Giorgio, patrono della città.

Per tutte le informazioni su Portofino www.portofino.it.

mercoledì 4 aprile 2012

Praia a mare: Isola di Dino

Immagine da ilcentrotirreno.it
Per la serie “vacanze in Calabria” ho un’altra chicca da suggerirvi: si tratta dell’Isola di Dino, 50 ettari di terreno che si ergono di fronte Praia a Mare, nella provincia di Cosenza. Sede nell’antichità di un tempio dedicato a Venere, oggi si ipotizza che il suo nome derivi dal greco “dina”, ovvero tempesta. Le sue acque infatti un tempo erano considerate pericolose per i marinai in giornate di mare mosso. L’isola raggiunge un’altitudine massima di 100 metri e presenta diversi strapiombi piuttosto scoscesi la cui erosione delle rocce ha dato vita, sia sopra che sotto il livello del mare, a grotte molto belle, come della del Monaco, delle Sardine o del Leone
Ma la più caratteristica è sicuramente la Grotta Gargiulo, che si estende a 18 metri sotto la superficie del mare ed è completamente sommersa, tranne che per due bolle d’aria ed è raggiungibile solo da subacquei esperti. Nel corso degli anni l’isola è stata territorio di numerose scorribande e battaglie, dai tempi dei pirati fino alla prima guerra mondiale, quando le sue acque diventarono teatro dell’affondamento di un piroscafo inglese che trasportava derrate alimentari ad opera di un sommergibile tedesco.
Dopo essere diventata di proprietà del comune di Praia a Mare nel 1928, nel 1962 viene venduta per 50 milioni alla società del Comm. Bottani e di Gianni Agnelli, con lo scopo di svilupparne il turismo a livello internazionale. L’isola passò poi ad un gruppo di imprenditori che per motivi amministrativi hanno però abbandonato l’impresa di valorizzarne il territorio. Al momento altri imprenditori locali si sono imbarcati nell’impresa con lo scopo di far conoscere l’isola e promuoverne le ricchezze.
E’ possibile visitare l’isola grazie ad un programma di “passeggiate orientate” messo in atto dall’attuale proprietà, che permette di visitare il perimetro terrestre dell’isola e di scoprirne così i patrimoni ambientali che conserva, fino alla torre di origine normanna che si trova all’estrema punta ad ovest dell’isola, insieme alla stele dedicata alla Madonna della grotta posta sul punto più alto ad Est dell’Isola, da cui si ammira il panorama.

venerdì 30 marzo 2012

Le Cinque Terre e la Via dell’Amore

Fonte: Wikipedia
18 chilometri di scogliere che si estendono tra Levanto e La Spezia, panorami mozzafiato e natura incontaminata: queste sono le Cinque Terre, meta turistica ideale per vacanze da sogno.  A formare le Cinque Terre sono appunto cinque paesi: Monterosso, Vernazza, Riomaggiore, Manarola e Corniglia, piccoli borghi di pescatori caratterizzati da vicoli stretti, con colori e profumi unici. Dal 1997 sono tutelate come patrimonio dell’Umanità e sono sede di un parco nazionale e di una riserva marina.
In particolare, tra Riomaggiore e Manarola si estende uno dei percorsi escursionistici più celebri d’Italia, la cosiddetta Via dell’Amore, tracciato ripido che si affaccia proprio sul mare delle Cinque Terre. La storia di questa “passeggiata” è legata a quella della ferrovia Genova – La Spezia: agli inizi del ‘900 durante i lavori di ammodernamento della ferrovia si rese necessaria la realizzazione di una galleria tra Riomaggiore e Manarola. Per poterla realizzare era necessario l’uso delle mine, motivo per cui si costruì una polveriera lontana dai due centri abitati e di non facile accesso, e due sentieri scavati nella roccia a picco sul mare che partivano dai due centri abitati appunto, Riomaggiore e Manarola, accessibili solo per gli addetti ai lavori. A fine lavori la polveriera venne smantellata ma rimasero i due sentieri, che vennero uniti e allargati ad opera di due esperti locali. La strada nuova così ottenuta iniziò da subito ad essere utilizzata dagli abitanti del posto come percorso breve e veloce per collegare i due centri. Subito la strada catturò l’attenzione dei turisti, che restavano affascinati dalla romanticità del luogo, per questo la strada venne ribattezzata Via dell’Amore. Lungoi tutta il percorso pedonale si trovano delle panchine, scavate anch’esse nella roccia, che permettono di sostare e godere dello stupendo panorama. Da non perdere!

lunedì 19 marzo 2012

Dolomiti di Brenta: un paradiso per gli scalatori

Il complesso montuoso di Brenta sorge a ovest della Val d’Adige, fuori dei limiti geografici della regione dolomitica. Nonostante questo però presenta le caratteristiche geologiche e paesaggistiche tipiche delle Dolomiti. Le profonde valli bagnate dal fiume Noce e le piane del Sarca contribuiscono ad isolarlo completamente dai gruppi montuosi circostanti.
Numerose valli, scavate lungo il massiccio centrale, apportano un notevole contributo al patrimonio paesaggistico del Parco Naturale Adamello-Brenta; tra le aree più suggestive possiamo annoverare Vallesinella con le sue pittoresche cascate, la val Brenta, l’incantevole Val d’Agola e, sul versante orientale, la selvaggia valle delle Seghe e la valle che accoglie il celebre “lago rosso” di Tovel. Il Gruppo di Brenta mostra cime che superano i 3000 metri e formano un grandioso anfiteatro al centro del quale si apre il valico più importante e frequentato dell’intero complesso montuoso: la Bocca di Brenta. Quest’ultima divide la dorsale rocciosa della Cima Brenta (3150metri) e della frastagliata Catena degli Sfulmini, dal massiccio in cui si elevano il Crozzon di Brenta e la Cima di Tosa, che con i suoi 3173 metri costituisce il punto più elevato dell’intero gruppo. Per la sua estensione e la facilità d’accesso , il Brenta è uno dei complessi montuosi più frequentati delle Alpi. Prediletto dagli scalatori, questo gruppo montuoso offre grandi soddisfazioni anche agli escursionisti, grazie ad una fitta rete di sentieri che collegano i suoi numerosi rifugi. Particolare interesse merita la “Via delle Bocchette”, itinerario alpinistico attrezzato che si svolge ad alta quota attraverso le “bocchette”che si aprono tra una cima e l’altra, toccando tutti i rifugi principali. Grazie alle scale ferrate, ai ponticelli e alle corde fisse che permettono di superare i paesaggi più impegnativi, anche gli escursionisti non particolarmente esperti hanno la possibilità di scoprire e conoscere da vicino il mondo solenne e affascinante delle Dolomiti di Brenta.

giovedì 8 marzo 2012

Intavolata e lo Scoglio della Regina


Foto da www.intavolata.com
Se per le vostre vacanze in Calabria avete scelto una zona della provincia di Cosenza, il mio invito è quello di non perdervi la zona di Intavolata.

Intavolata è un promontorio a picco sul mare nel comune di Acquappesa. Grazie alla sua posizione gode di una vista spettacolare, ma Intavolata è noto soprattutto per il suo centro storico, dove si possono ancora trovare edifici di grande valore storico come la chiesa di Santa Teresa che conserva cimeli come una scultura antica di San Giuseppe e una statua di Santa Teresa risalente al 1849.

Caratteristico di Intavolata è lo scoglio che si trova di fronte alle sue spiagge, lo Scoglio della Regina, che si può raggiungere attraverso un sentiero lungo circa un chilometro a piedi; lo scoglio si erge dalle acque limpide della zona e offre uno spettacolo stupendo. L’origine del nome è legato ad una leggenda: sembrerebbe che una coppia di giovani sposi appartenenti ad una grande dinastia reale che navigavano diretti ad Oriente alla ricerca di risposte sulle cause dell’infertilità della Regina, furono costretti a sostare in una grotta sullo scoglio in attesa di venti favorevoli.

Mentre sostavano sullo scoglio la Regina, passeggiando sulla spiaggia, trovo un piccolo fiume in cui scorreva acqua calda, dove prese l’abitudine di immergersi ogni giorno, fin quando si accorse di un mutamento nel suo corpo che altro non erano che i segnali di una gravidanza.

Gli sposi felici per l’avvenimento e incantati dalla bellezza del paesaggio decisero di restare per qualche tempo sul grosso scoglio, mentre nei paesi limitrofi si diffuse la voce che l’acqua calda che sorgeva spontaneamente in quelle terre possedesse virtù medicamentose.

lunedì 5 marzo 2012

Alla scoperta delle Isole Egadi


Fonte: Wikipedia
Le antiche Aegates, oggi le isole Egadi, sono formate da Favignana, il capoluogo, Levanzo, Marettimo e i ben più modesti isolotti di Formica, sede di una tonnara abbandonata, e di Maraone.
Questi luoghi furono abitati fin da epoca preistorica, nel Paleolitico superiore, come testimoniato dai ritrovamenti nelle grotte di Favignana e Levanzo. Proprio quest’ultima località, chiamata anticamente Phorbantia, riveste un grande interesse geologico per la presenza di numerose grotte, tra cui quella del Genovese, la cui esplorazione ha portato alla luce pitture rupestri e graffiti che, secondo gli studiosi della materia, sono l’esempio di varie “facies”culturali di epoche diverse (Paleolitico-Mesolitico). Ci sono figure incise di animali e figure umane, intente alla caccia o alla danza e idoli che inducono a riconoscere momenti culturali connessi a riti propiziatori. Risulta estremamente gradevole una gita in barca lungo le dirupate coste dell’isola dove si aprono numerose grotte e vi si innalza il Faraglione, un masso roccioso a forma conica unito alla terra da un breve istmo. Marittimo, detta anticamente Hiera, ha invece un territorio esclusivamente montuoso, tranne nel breve tratto costiero dove si adagia il nucleo urbano dell’isola e il porticciolo. La cima più alta raggiunge rapidamente, con il Monte Falcone, quota 686 metri; da qui lo sguardo spazia su tutti i versanti dell’isola e sulla vicina costa del trapanese. Marittimo è senza dubbio la più suggestiva del gruppo delle Egadi, ricca di sorgenti, verdeggiante, con acque pescose e limpide. Il giro in barca lungo le coste è di grande valore naturalistico e geologico: nelle scoscese pareti rocciose si aprono numerose grotte marine, calette e vi si ergono scogli pittoreschi. Favignana, l’antica Aegusa, ha rivelato la presenza di un insediamento fenicio-punico, grazie a una iscrizione sulla parete di un ipogeo proprio in lingua punica. In età normanna venne fortificata con due roccaforti: quella di Santa Caterina e quella di San Giacomo. Favignana è sede della più importante tonnara della Sicila dove ogni anno si svolge la tradizionale “mattanza”. La pesca è ancora oggi la principale attività economica a cui si è affiancata quella turistica durante i mesi estivi.

venerdì 2 marzo 2012

Sirmione tra storia, terme e vacanze


Sirmione è uno di quei luoghi in Italia che vale la pena visitare almeno una volta nella propria vita. Situato su una penisola che divide il basso Lago di Garda, da sempre rappresenta una località con un fortissimo richiamo turistico. La sua storia, quella conosciuta, comincia nel secondo millennio a.C. e si arricchisce nel corso del tempo dal passaggio di diverse popolazioni. Ad oggi si pensa che il primo insediamento sirmionese sia nato grazie alle caratteristiche di questo luogo: prima fra tutte la sua conformazione di terra circondata dall’acqua e proprio per questa ragione sicura. Fin dall’antichità Sirmione ha rappresentato un luogo di vacanze privilegiato; ne sono testimonianza i resti di imponenti ville nobiliari. Le rovine meglio conservatesi nel tempo sono senza dubbio quelle denominate “Grotte di Catullo”. Si doveva trattare di una villa romana risalente al I sec. d.C. che, per una leggenda che non trova alcun riscontro con la realtà, si è attribuita al poeta Catullo, vissuto in quel periodo. Di epoca ben più recente, parliamo del XIII sec. è invece il Castello di Sirmione, di epoca scaligera. Questa struttura rappresenta un caso molto raro di fortificazione destinata ad uso portuale. Dotato di torri e mura merlate, il Castello scaligero rappresentò una base strategica per il controllo del lago. Risalente invece al 1889 è la scoperta di un getto caldo di acqua sulfurea ad opera di un palombaro veneziano, tale Procopio, che immergendosi a venti metri di profondità nei pressi delle Grotte di Catullo, raggiunse la fonte di acqua calda Boiola. Oggi le Terme di Sirmione rappresentano un’altra delle grosse attrattive di questa incantevole località, dotata di una posizione privilegiata e di un clima sempre mite.

martedì 28 febbraio 2012

San Vito Lo Capo: fiore all'occhiello della Sicilia


Sicuramente la Sicilia offre ai propri visitatori un ventaglio di posti meravigliosi da scoprire e visitare. Tutti però concordano nel riservare a San Vito Lo Capo una posizione di tutto rispetto. Si tratta di un vecchio centro marinaro peschereccio che oggi rappresenta una frequentatissima stazione balneare che si sviluppa lungo il litorale sabbioso, tra il Capo San Vito e la Punta di Solanto, ai piedi di Monte Monaco. Questa località è caratterizzata da una aspra bellezza paesaggistica e da un mare dalle acque limpide e cristalline. Proprio per queste sue peculiarità il paese di San Vito Lo Capo ha conosciuto, soprattutto negli ultimi anni, un forte sviluppo urbano, favorito da un costante flusso turistico sia italiano che straniero. Questo processo è andato ripercuotendosi favorevolmente sull’intera economia cittadina. La località è dotata di numerose strutture ricettive che variano da campeggi a villaggi turistici sul mare di ottimo livello, per soddisfare le esigenze di una variegata gamma di turisti. Il porto peschereccio di San Vito Lo Capo è molto ampio e dotato di diverse banchine riservate all’attracco di battelli da riporto. Nello specchio dell’acqua portuale sono inoltre stati realizzati quattro ponti galleggianti che sono in grado di ospitare circa 500 barche; il fondale poi, la cui profondità raggiunge anche gli otto metri, consente l’attracco agli yachts di media dimensione. Da sempre questo porto è uno dei più sicuri della Sicilia poiché posizionato all’interno di un golfo chiuso; non è un caso infatti che romani, fenici, normanni e spagnoli si rifugiavano qui per scampare alle tempeste. In alcune grotte di Piana di Sopra sono state scoperte incisioni risalenti addirittura al Paleolitico superiore, che rappresentano figure antropomorfe, cervi e figure lineari.

giovedì 23 febbraio 2012

Monteriggioni: un borgo nel cuore della Toscana


In una delle principali zone collinari della provincia di Siena si trova uno dei comuni più caratteristici e suggestivi della Toscana: Monteriggioni. Si tratta di un borgo che mantiene praticamente intatta la sua cinta muraria e che fu costruito dai senesi tra il 1213 e il 1219. Lo scopo era quello di sorvegliare le valli dell’Elsa e dello Staggia in direzione di Firenze, da sempre rivale di Siena e che proprio in quel periodo si stava espandendo a macchia d’olio. Le mura del borgo si estendono per una lunghezza di 570 metri e sono intervallate da 14 torri e 2 porte. Molto suggestivo è il Castello di Monteriggioni, per costruire il quale i senesi acquistarono terreni e diritti sul Poggio di Monteriggioni dai nobili di Staggia, che ne avevano il possesso fin dal 1100.
La bellezza di questo borgo colpì di certo uno dei suoi primi ospiti illustri, Dante Alighieri, che difatti fece cenno alla sua “cerchia tonda” nella Divina Commedia (Inferno canto XXXI vv. 40-41).
Per il suo fascino il paese di Monteriggioni da sempre costituisce un luogo di forte richiamo turistico. Si stima che siano circa 70mila i visitatori che ogni anno si recano qui per conoscere dal vivo questo luogo incantato. Il paese è abitato da appena 42 persone, le cui abitazioni sono racchiuse all’interno delle mura. Le uniche attività commerciali presenti in paese sono: due bar, un alimentari, due ristoranti, un bazar di souvenir, un negozio di erboristeria, un albergo e un negozio di prodotti tipici locali. Una location come questa è richiestissima anche dagli innamorati che desiderano trascorrere un week end all’insegna della storia e del romanticismo.

mercoledì 22 febbraio 2012

Nelle Marche al Castello di Gradara

Castello di Grada (Fonte: www.castellodigradara.org)
Al confine tra le Marche e la Romagna sorge uno dei castelli più belli e suggestivi della nostra penisola: il Castello di Gradara. Il suo nome deriva dal latino “grata aura” che significa “aria buona”. La struttura sorge su di una collina che domina la valle e lo sguardo arriva fino al mare. Questo imponente castello racchiude tra le sue mura una storia millenaria, in un incantevole scenario tipico del Medio Evo. Ospiti del castello, nel corso del tempo, furono le principali famiglie dell’epoca medievale: gli Sforza, i Della Rovere, i Borgia e i Malatesta. Fu proprio grazie a questi ultimi che il castello raggiunse lo sfarzo che conserva ancora oggi. Fu difatti proprio la famiglia Malatesta a costruire la fortezza e le due cinta murarie che hanno reso questo luogo inespugnabile per secoli e secoli. Luogo che però ha fatto da sfondo anche a spaventose lotte e battaglie tra casati nobiliari e lo Stato Pontificio. Come accennavamo, gli ambienti del castello avevano, e conservano ancora, preziosissimi affreschi che rievocano episodi mitologici e di epoca classica. Un'altra ragione che ha contribuito a rendere celebre questa Fortezza è stata la drammatica storia d’amore tra Paolo e Francesca, alla cui narrazione Dante Alighieri ha dedicato gran parte del V Canto nella Divina Commedia.
Oggi il Castello di Gradara, che è stato arricchito da diversi feudatari che negli anni si sono succeduti nel dominio di questa zona, è visitabile il lunedì dalle 8:30 alle 13:00 e gli altri giorni dalle 8:30 alle 18:30. Tra le interessanti aree che si possono visitare c’è l’armeria, una sala delle torture, una cappella sul cui altare si trova ancora una terracotta del celebre scultore e ceramista Andrea Della Robbia. Mobili originali del ‘400 e del ‘500 sono inoltre ancora osservabili al piano superiore della struttura. Indimenticabile è poi la passeggiata tra le mura che circondano l’intero castello e non si può non salire sulla Torre più alta, dove il panorama sull’entroterra e sulla costa romagnola rimane nel cuore.

martedì 21 febbraio 2012

Lecce: bellezza barocca

San Cataldo - Lecce (Fonte: Wikipedia)
La Puglia, regione ricca di tradizioni, cultura e paesaggi superbi, vanta la presenza di una delle città più belle d’Italia. Lecce trasuda di arte e architettura barocca in ogni vicolo del centro storico, entrato a pieno diritto nel patrimonio dell’umanità. Grazie alla caratteristica pietra bianca leccese la città assume un aspetto elegante e unico nel suo genere.
Da non perdere una visita alla basilica di Santa Croce con annesso l’ex convento dei Celestini, oggi sede della Prefettura. Passeggiando tra i vicoli si possono osservare le splendide lavorazioni ornamentali dei balconi e dei portoni delle abitazioni, frutto di artisti abili nello scolpire la pietra leccese.
Altri splendidi esempi di architettura barocca sono la chiesa di Sant' Irene; la chiesa di San Matteo, la Chiesa del Gesù con i suoi altari; il complesso di Piazza del Duomo, composto dalla Cattedrale, dal campanile alto 70 metri, dal Vescovato del Seicento dalle forme rinascimentali e dall’ex Seminario.
Oltre alle bellezze artistiche e culturali Lecce, come tutta la Puglia, offre una tradizione gastronomica di tutto rispetto, ricca di sapori di mare e di terra. Un esempio sono le tagliatelle ritorte che ricordano le colonne barocche, le orecchiette, i turcinieddhri, involtini fatti con interiora di agnello e insaporiti con erbe, la taieddhra fatta con zucchine, patate, carciofi, cipolle, pomodori e cozze nere. Una ragione in più per non farsi mancare un viaggio in queste splendide terre!

venerdì 17 febbraio 2012

Visita alla "città che muore": Civita di Bagnoreggio

Immaginate di camminare lungo un ponte sospeso ed avere davanti un paese che campeggia sulla cima di un colle, tra le vallate formate dai torrenti Chiaro e Torbido. Il paese in questione è quello di Civita di Bagnoregio. La città fu fondata dagli Etruschi circa 2.500 anni fa e, a quei tempi, non era difficile da raggiungere e soprattutto era situata in una posizione molto difendibile.
Ora invece questo borgo, che ha modificato negli anni la sua struttura morfologica, rischia di scomparire, lentamente ma inesorabilmente. Non a caso infatti Civita è stata definita da uno dei suoi figli, Bonaventura Tecchi, “La città che muore”.
Il colle di tufo su cui sorge il paese è minato alla base dalla continua erosione dei due torrenti, che scorrono nelle valli sottostanti, e dall’azione del vento e delle piogge.
Oggi a Civita vivono pochissime famiglie, con la consapevolezza che un domani di questo borgo non rimarrà che un ricordo o una fotografia. Nella piazza centrale dell’antico borgo si erige la suggestiva chiesa di San Donato, all’interno della quale è custodito un Crocefisso di legno della scuola di Donatello e un affresco della scuola del Perugino. Passeggiando per i vicoli del borgo lo sguardo viene sicuramente catturato dalle tipiche case medievali, con piccoli balconcini e scalette esterne dette “profferli”, caratteristiche dell’architettura viterbese del Medioevo. I primi reperti che testimoniano tracce del passaggio umano in questa zona risalgono addirittura al Neolitico. Sono difatti stati trovati numerosi utensili come armi in selce, asce e piccoli coltelli.
Oggi Civita di Bagnoregio appare in tutto il suo fascino irreale, caratterizzato da un’aurea viva e spettrale allo stesso momento. Proprio per la sua particolarità Civita merita sicuramente una visita, prima che si sgretoli e di questo particolare borgo rimanga solo una storia da raccontare.

venerdì 10 febbraio 2012

L'importanza dell'accoglienza nelle nostre vacanze


Immaginiamoci la famiglia italiana tipo, padre, madre e due figli, poche possibilità di stare insieme durante l’anno, l’unica, forse, è la tanto agognata vacanza estiva, magari in un villaggio turistico, possibilmente con animazione, meglio ancora se un villaggio turistico per famiglie, in maniera che, ironicamente, si possano mollare le creature.
La ricerca della location è spesso frenetica, un vero slalom tra mille offerte di vacanza, alla ricerca della miglior combinazione “qualità/prezzo”.  
Finalmente la scelta, forse un Resort in Calabria, magari un po’ lontano, però il prezzo è conveniente, il viaggio è un po’ lungo, forse  più faticoso del previsto,  però l’ ambiente è accogliente,  il complesso pulito, ben curato, lo staff è sorridente, sinceramente sorridente…..
A questo punto si scatena la magia, l’accoglienza sincera, schietta, allegra converte l’aspettativa dell’ospite in soddisfazione della scelta fatta ed in buona predisposizione per i giorni di vacanza che seguiranno. A questo punto, salvo disastri o calamità, la vacanza sarà un successo, l’ospite sarà contento e con buone probabilità tornerà, e magari, meraviglia delle meraviglie, porterà degli amici.
Tutto grazie al magnifico, travolgente, inesauribile potere dell’accoglienza che a questo punto diventa una risorsa, una grande risorsa, anzi, LA grande risorsa, la differenza tra successo e disastro, tra giorno e notte, tra ospite contento ed ospite scontento, tra colui che farà un passa parola positivo e colui che non lo farà, o, peggio, lo farà negativo.
Ed allora l’accoglienza, questa,  purtroppo spesso, sconosciuta ricetta di successo, questa risorsa strepitosa, questo diabolico ago della bilancia, ci si rende conto che, purtroppo, è una variabile che dipende esclusivamente dalle risorse umane ed è, quindi, a loro che si devono rivolgere gli sforzi degli albergatori affinché essa sia effettivamente all’altezza delle aspettative dell’ospite.